ALLERGIE PRIMAVERILI: I POLLINI
COSA SONO I POLLINI
I pollini sono quei granellini, mossi dal vento, che permettono la riproduzione delle piante. Solo i pollini molto piccoli che, al di sotto della ventesima parte di millimetro (circa 50 micron), provocano in soggetti predisposti la reazione allergica: sono pericolosi solo quelli non visibili.
QUANDO SONO PIU’ NOCIVI
Ogni pianta ha un periodo di impollinazione specifico in relazione al clima e alla regione. A Roma, ad esempio, le graminacee fioriscono tra marzo e luglio, la parietaria tra metà febbraio-marzo e novembre, il cipresso tra fine gennaio e aprile, l'olivo tra aprile e maggio. Nelle giornate calde e ventose i bambini allergici soffrono di più.
COME SI MANIFESTA
Nel periodo dell'impollinazione questi "granellini" si concentrano nell'aria e possono determinare il raffreddore, la congiuntivite, i sibili respiratori, l’asma e la sindrome orale allergica. Quest'ultima rappresenta una manifestazione di cross-reattività tra alimenti e pollini che hanno in comune una molecola antigenica, compare tra pochi minuti e 30-60 minuti dal contatto con l'alimento e si manifesta con prurito, bruciore e comparsa di vescicole nel cavo orale, ma in alcuni soggetti possono comparire anche raffreddore, congiuntivite, asma e reazioni cutanee come l'orticaria. Il tratto digerente in genere non reagisce ma, sia pur raramente, possono verificarsi eccezioni con difficoltà nella deglutizione, vomito, dolore gastrico e diarrea. Nella maggior parte dei casi, questi sintomi si risolvono spontaneamente in poco tempo.
LA DIAGNOSI
La diagnosi si basa principalmente su di una storia clinica accurata (la familiarità, una descrizione accurata dei sintomi con informazioni relative alla stagionalità e durata dei sintomi) e su di un altrettanto preciso esame obiettivo del bambino.
Per confermare il sospetto di allergia, la prima cosa da fare è quella di praticare le prove cutanee con il metodo della puntura della pelle con lancetta, ovvero effettuando il “prick test”.
Il test consiste nell'applicare sulla cute dell'avambraccio una goccia di estratto dell'allergene, nel pungere la goccia con una lancetta e nell'osservare la reazione locale. Nel caso di condizioni che impediscono l'esecuzione delle prove cutanee (pelle molto irritata o molto reattiva o nel caso in cui non si possa sospendere la terapia con antistaminici che interferisce con il risultato delle reazioni cutanee) può essere opportuno, ricorrere inoltre alla ricerca nel siero di anticorpi IgE specifici per gli allergeni che si sospettano come causa dei sintomi allergici.
IMMUNOTERAPIA SPECIFICA
Dopo un mese circa dalla fine della stagione in cui fioriscono le piante che danno allergia, il bambino può iniziare a eseguire i vaccini anti-allergici, composti da estratti allergenici che si somministrano per via iniettiva a dosi ottimali per 2-3 anni. Questi rimedi, che educano il sistema immunitario del bambino a tollerare meglio i pollini, devono essere somministrati dall'allergologo perché richiedono l'esecuzione di una "punturina" sottocutanea settimanale per 2-3 mesi, dilazionata ogni 15 giorni per altri 3 mesi ed effettuata una volta al mese dopo 6 mesi dall'inizio della terapia. Per la difficoltà di esecuzione e per i ridotti effetti collaterali, oggi si preferiscono i vaccini sublinguali, che il piccolo può assumere mettendone poche gocce sotto la lingua. È tuttavia allo studio presso il nostro Ospedale un nuovo dispositivo che permette di iniettare la immunoterapia specifica sotto la cute senza usare aghi, semplicemente con un potente schizzo di liquido. Se lo studio darà risultato favorevole, si tratta di una novità di rilievo.
A cura di: Alessandro Fiocchi
In collaborazione con: Ospedale Bambino Gesù