I TEST PER LE ALLERGIE: QUALI SONO E COME SI ESEGUONO
Per appurare se il bambino è allergico ad un alimento (ad esempio latte o uova) o ad una sostanza inalata (ad esempio polline o pelo di animale) o per contatto sulla pelle (ad esempio il nikel) è possibile ricorrere a test diagnostici
cutanei (Prick Test, Test cutaneo intradermico e Patch Test) o
di analisi del sangue (IgE totali, Phadiatop, RAST, ISAC) o
di eliminazione e/o provocazione.
E’ bene sottolineare che tali test non servono a diagnosticare una intolleranza alimentare.
Allergia o intolleranza?
Nell’allergia è il sistema immunitario che reagisce contro molecole che riconosce come estranee.
Ciò può avvenire mediante due meccanismi:
mediante una reazione immunitaria immediata (di tipo I), attraverso l’attivazione degli anticorpi di tipo IgE (immunoglobuline E) e la conseguente liberazione di sostanze infiammatorie (il meccanismo è anche detto anafilassi). La reazione è indipendente dalla quantità di sostanza estranea ingerita o inalata (basta quindi anche una piccola quantità per scatenarla). I sintomi compaiono in breve tempo, talora in pochi minuti, e possono anche essere intensi e pericolosi;
mediante una reazione immunitaria, detta “ritardata” (di tipo IV) perché impiega più tempo (almeno 24-48 ore) a manifestarsi. Questo tipo di reazione è responsabile soprattutto delle dermatiti da contatto con il nickel o altre sostanze
Nell’intolleranza alimentare, invece, non è coinvolto il sistema immunitario, e i sintomi possono dipendere dalla mancanza nel soggetto di un enzima necessario per metabolizzare quell’alimento, oppure dal fatto che l’alimento può stimolare la produzione di sostanze che a loro volta determinano i sintomi (in questo caso spesso analoghi a quelli dell’allergia, come l’orticaria). I sintomi dipendono dalla quantità di alimento assunto (ci può essere perciò una quantità limite oltre la quale compaiono i problemi e maggiore è la quantità assunta maggiore l’intensità dei sintomi) e compaiono più lentamente che nell’allergia di tipo I.
Vediamo quindi quali sono i test per le allergie, come vengono eseguiti e come prepararsi perché siano attendibili.
Prick test
A cosa serve
Serve ad individuare un’allergia di tipo I, immediata.
Come viene eseguito
Sulla pelle del bambino, a livello della superficie interna del braccio ed avambraccio, vengono applicate delle goccioline di estratti di allergene (la sostanza di cui si vuole provare l’allergia), forniti da ditte specializzate ad una concentrazione standard stabilita e costante. In corrispondenza di ogni gocciolina, con una lancetta appuntita monouso, lo strato superficiale della pelle viene sollevato (il termine prick è onomatopeico, e ricorda il rumore prodotto dalla manovra), in modo da consentire il contatto dell’allergene con il sistema immunitario e quindi rivelare l’eventuale allergia. La lettura del test avviene dopo circa 10-15 minuti, verificando se nel punto di applicazione della gocciolina compare un pomfo (una sporgenza arrossata della pelle) e, in caso positivo, misurandone il diametro in millimetri.
La correttezza del test viene valutata anche applicando in un punto della pelle dell’acqua distillata (controllo negativo) e in un altro punto una goccia di istamina diluita (controllo positivo). Il controllo negativo serve ad individuare i soggetti che hanno una particolare e generica reattività cutanea: in tal caso anche l’acqua distillata provoca la comparsa di un pomfo e quindi il test non è attendibile. Il controllo positivo serve ad individuare coloro in cui, ad esempio perché stanno assumendo farmaci antistaminici o cortisonici, la pelle reagisce poco o nulla, neppure all’istamina, la cui applicazione non provoca quindi la comparsa di un pomfo: anche in questo caso il test non è attendibile.
Il Prick Test è eseguibile ed attendibile a qualsiasi età, non è doloroso ed è sicuro anche in caso di allergia importante, in quanto non va in profondità né provoca contatto tra allergene e sangue.
Possono essere testati contemporaneamente non più di 10-14 allergeni (a seconda delle dimensioni del braccio del bambino). E’ possibile testare qualsiasi allergene, sia respiratorio (quelli più frequentemente utilizzati sono acari della polvere, pollini di erbe ed alberi, muffe, epiteli di gatto e cane), che alimentare (uovo e latte vaccino soprattutto), mentre scarsa è la disponibilità di estratti di farmaci per testare eventuali allergie a principi attivi farmacologici. In casi particolari (soprattutto per frutta e verdura) vi potrà essere chiesto di portare direttamente in studio l’alimento sospetto: il pediatra o l’allergologo allora intingerà prima la lancetta nell’alimento, per poi praticare direttamente il prick sulla pelle del bambino: questa tecnica, detta Prick by prick, è spesso più sensibile del Prick Test con estratto di allergene.
Quali farmaci sospendere prima di eseguire il Prick Test
Il Prick Test può essere poco attendibile e praticabile se la pelle del braccio del bambino è irritata (ad esempio per una dermatite atopica). Inoltre devono essere sospesi preventivamente i farmaci che riducono la reattività della pelle e del sistema immunitario:
gli antistaminici per bocca (somministrati ad esempio per la rinite allergica o l’orticaria), come cetirizina, loratadina, desloratadina, levocetirizina, ecc. debbono essere sospesi almeno 5 giorni prima del test. I farmaci calmanti o sedativi della tosse spesso contengono antistaminici, nel qual caso vanno sospesi almeno 2 giorni prima del test;
i cortisonici per bocca, se assunti ad alte dosi e per lunghi periodi, debbono essere sospesi 2 settimane prima del test. Brevi cicli di terapia cortisonica per bocca invece non interferiscono col test, e così i cortisonici somministrati per via inalatoria. Da sospendere una settimana prima invece le creme cortisoniche applicate sul braccio su cui viene praticato il test;
i farmaci antileucotrienici (antiasmatici) non interferiscono significativamente col risultato del test, preferibile comunque sospenderli la sera prima;
il vaccino desensibilizzante per bocca riduce la risposta cutanea al test, per cui in questi casi è preferibile ricorrere ad altra metodica (RAST ad esempio).
Test cutaneo intradermico
Detto anche test cutaneo percutaneo, è simile al Prick Test per indicazioni e modalità di esecuzione: se ne differenzia principalmente perché l’allergene viene messo in contatto con il sistema immunitario praticando una piccola puntura con un piccolissimo aghetto monouso. Andando più in profondità, comporta un sia pur basso rischio di produrre una reazione allergica generale (anafilassi), per cui richiede che l’ambiente in cui viene praticato sia attrezzato per la gestione di tale eventuale reazione. Per questo nell'ambulatorio del pediatra è molto più utilizzato il Prick Test.
Patch Test
A cosa serve
E’ un test cutaneo che serve a individuare i casi di allergia determinata da un meccanismo ritardato di tipo IV, i cui sintomi compaiono dopo almeno 24-48 ore. Si tratta solitamente di manifestazioni cutanee da contatto con metalli, (nickel, cromo), gomma, lattice, cosmetici, profumi, essenze, piante o alcuni farmaci. Viene eseguito dal dermatologo e molto di rado nei bambini.
Come viene eseguito
Il test viene preceduto da un’accurata indagine da parte del medico sulle sostanze che nella vita quotidiana vengono a contatto con la pelle e soprattutto su quelle il cui contatto sembra irritarla. Altre domande invece servono ad indagare su eventuali farmaci assunti dal paziente: in particolare, andranno sospesi almeno 2 settimane prima i cortisonici sia assunti per bocca a dosaggio pieno, sia applicati localmente sulla schiena. Non sono invece da sospendere gli antistaminici.
Il test viene preferibilmente eseguito nei mesi freschi e non d’estate, per evitare la sudorazione eccessiva, e su una zona di pelle non irritata. E’ un test sicuro, indolore, senza rischi di provocare reazione generali.
Il test consiste nell’applicazione sulla parte superiore del dorso (più raramente delle braccia e delle gambe) di piccoli contenitori anallergici delle dimensioni di 1 cm circa, ciascuno dei quali contiene una sostanza che si vuole testare. I contenitori vengono fissati alla pelle mediante cerotti anallergici. Solitamente vengono utilizzati dei kit comprendenti i test più comuni e quindi le sostanze più frequentemente in causa nell’allergia da contatto, ma altre sostanze potranno essere testate caso per caso. I cerotti vengono mantenuti in sede per 48-72 ore, dopo di che il medico effettuerà la lettura del test, verificando l’eventuale comparsa di una reazione locale in corrispondenza delle varie sostanze. E’ importante non bagnare i cerotti, non esporsi al sole ed evitare di sudare e di grattarsi, anche nel caso già dopo 24 ore si cominci a sentire prurito.
IgE totali
Le IgE sono una classe di anticorpi implicati spesso nelle reazioni allergiche di tipo I (anafilassi). La misurazione del livello delle IgE totali nel sangue, una volta utilizzata come test di screening alla nascita per individuare i soggetti a rischio allergico, in realtà ha perso questo significato. Un livello elevato di IgE totali infatti può in effetti essere riscontrato nei soggetti atopici e quindi con un rischio più alto di sviluppare allergie, ma può riscontrarsi anche in altre situazioni, prima fra tutte una parassitosi (da ossiuri ad esempio), ma anche in altre situazioni. Inoltre, individuare una situazione di rischio non significa necessariamente che quel soggetto sia o sarà davvero allergico. Infine, nei casi di vera allergia il livello delle IgE totali dipende dall’estensione dell’organo interessato: nel caso della pelle, ad esempio, il livello può essere molto alto, mentre se è la mucosa nasale ad essere interessata le IgE totali possono rimanere basse. Solitamente quindi il dosaggio delle IgE totali viene eseguito in associazione al RAST.
Phadiatop
Un altro test che serve ad individuare uno stato relativamente generico di allergia è il Phadiatop. Si tratta di un test rapido che cerca nel sangue le IgE specifiche per un set di allergeni (di solito quelli più comunemente in causa nel bambino, come, per gli allergeni respiratori: acari, pollini ed epiteli di animali; per gli allergeni alimentari: latte vaccino, uovo, pesce, grano, soia, arachide). Questo test, anche quando positivo, non consente però di individuare a quale degli allergeni contenuti nel set il paziente sia davvero allergico.
RAST
Questo esame dosa il livello specifico di IgE per singolo allergene. E’ meno sensibile rispetto al Prick Test (in altre parole, riesce ad individuare meno casi di allergia rispetto al Prick Test, a parità di allergene testato). D’altra parte però non è condizionato dai farmaci e con un semplice prelievo di sangue è possibile testare molti allergeni. E’ indicato pertanto quando il Prick Test non sia praticabile o decisivo: cute del braccio irritata, impossibilità di sospendere le terapie che possono interferire col risultato, bambino piccolo, poco collaborante, necessità di testare molti allergeni contemporaneamente, risultato dubbio del Prick Test. Il risultato viene espresso in termini numerici, cioè come valore di IgE specifiche e classificato come vario grado di sensibilizzazione a seconda del livello riscontrato (non sensibilizzazione, probabile sensibilizzazione, ecc.).
Test ISAC
Si tratta di un esame che ricerca nel sangue del paziente le IgE specifiche per singolo allergene testando singole componenti molecolari “costruite biotecnologicamente”(senza partire dall’alimento o dal polline naturali), e pertanto prive di sostanze contaminanti contenute nei classici estratti utilizzati negli altri test. Ciò consente all’allergologo (unico in grado di consigliarne l’esecuzione e soprattutto ad interpretarne il risultato) di definire meglio e con maggiore precisione il tipo di sensibilizzazione e la sua correlazione con i sintomi del paziente, anche e soprattutto in vista di una possibile terapia desensibilizzante (vaccino). Anche questo test non viene condizionato dall’assunzione di farmaci o dalla stagionalità e con un piccolo prelievo di sangue è possibile testare oltre un centinaio di singole componenti allergeniche.
Test di eliminazione
Quando i test allergici non evidenziano nessuna allergia e nei casi in cui non sia evidente una correlazione tra i test e i sintomi accusati dal bambino, il pediatra e/o l’allergologo ricorrono all’eliminazione per un certo periodo dalla dieta dell’alimento o degli alimenti sospetti. La durata del periodo di eliminazione deve essere sufficientemente lunga (almeno 4 settimane) soprattutto nei casi di dermatite, in quanto deve essere possibile fare una valutazione che vada al di là delle naturali e spontanee fasi momentanee di aggravamento e di miglioramento dei sintomi. E deve essere la più possibile scrupolosa e completa, in quanto anche piccole tracce di alimento potrebbero mantenere la sintomatologia. Tale test può essere impegnativo e difficile da condurre correttamente soprattutto nel caso di sostanze, come le proteine del latte o l’uovo ad esempio, che possono essere presenti anche solo in tracce in moltissimi preparati casalinghi e commerciali, oppure che possono contaminare altri alimenti nel corso del processo produttivo, come spiegano le avvertenze frequentemente riportate in etichetta “può contenere tracce di …”. La dieta di eliminazione deve quindi essere decisa e guidata dal pediatra o dall’allergologo, e non intrapresa autonomamente.
Test di provocazione orale
E’ il test decisivo
in un soggetto che ha avuto una sospetta reazione ad un alimento, se è effettivamente allergico ad esso;
dopo una dieta di eliminazione, per confermare o smentire l’esito dell’eliminazione dell’alimento dalla dieta;
in un soggetto già allergico ad un alimento, per verificare se è diventato tollerante a quell’alimento (come avviene molto spesso, ma dopo un tempo variabile da caso a caso, soprattutto nel caso di latte e uovo).
Viene solitamente preceduto dall’esecuzione dei test cutanei o sul sangue per le allergie. E’ eseguito in ambiente ospedaliero, dove sia cioè possibile monitorare e soprattutto intervenire prontamente qualora compaiano sintomi allergici.
Consiste nella somministrazione al bambino di quantità inizialmente molto piccole e poi crescenti dell’alimento che si vuole testare. Il test viene immediatamente interrotto non appena compaiano sintomi, e considerato perciò positivo, con l’indicazione per il bambino a non assumere l’alimento in futuro. Se invece al termine del test il bambino ha assunto anche una dose piena dell’alimento senza problemi il test viene definito negativo e il bambino tollerante all’alimento.
Test non accreditati
Sono disponili sul mercato altri test per la diagnosi di allergia, privi però di attendibilità.
Test IgG sul sangue
Ricerca nel sangue gli anticorpi IgG (e non IgE come il RAST o ISAC) rivolti verso i singoli alimenti. Poiché gli anticorpi di classe IgG non sono responsabili di allergia, ma solo indicatori di un precedente contatto con l’alimento, un test positivo non indica affatto che il soggetto è allergico all’alimento interessato.
Test kinesiologico
Si basa sulla teoria, per altro priva di evidenze scientifiche, secondo cui l’intolleranza all’alimento provoca un indebolimento. Durante il test viene valutata la riduzione del tono muscolare prodotto dal contatto cutaneo con varie sostanze. Attualmente sono stati introdotti metodi computerizzati che si sostituiscano alla valutazione soggettiva dell’uomo, ma il test rimane privo di fondamenti scientifici seri.
Test del capello
Misura il livello di metalli pesanti in una ciocca di capelli, ma non è affatto dimostrato, come affermano i suoi sostenitori, che tale livello sia correlato con l’esistenza di un’allergia.
Test leucocitario citotossico
Mette a contatto i leucociti (globuli bianchi) del soggetto, prelevati mediante un campione di sangue, con gli allergeni, osservando (al microscopio, anche se anche qui sono stati introdotti metodi computerizzati) se ciò provoca nei globuli bianchi alterazioni fino alla loro distruzione. Anche in questo caso però vari studi scientifici ne hanno dimostrato l’inattendibilità.
Vega test
Anch’esso privo di evidenze scientifiche a supporto, si basa sulla teoria secondo cui l’allergia provocherebbe un’alterazione nei flussi elettromagnetici che attraversano il nostro corpo.
Esami su saliva, urine e feci
Vari altri test cercano nei materiali biologici (urine, saliva, feci) alterazioni variamente (e arbitrariamente) correlate con allergie ed intolleranze. Anche questi test non si basano su evidenze scientifiche serie.
Come interpretare i risultati dei test
E’ bene ricordare che i risultati di tutti i test per la diagnosi delle allergie debbono essere sempre interpretati dal pediatra o dall'allergologo alla luce dei sintomi effettivamente manifestati dal bambino, in quanto è frequente riscontrare in soggetti predisposti valori più o meno elevati per molti allergeni, senza che necessariamente ciò sia davvero correlabile coi sintomi del bambino.
Fonte: Il mio amico pediatra