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CRIPTORCHIDISMO: LA DIAGNOSI PRECOCE FA LA DIFFERENZA


ll criptorchidismo, il dato era già noto, espone a un maggior rischio di tumore del testicolo e di infertilità. Intervenire precocemente, anche prima dei 18 mesi consigliati, è utile nel prevenire che ciò si verifichi. Ad affermarlo è uno studio australiano che ha analizzato in 40 anni oltre 350 mila casi di criptorchidismo. Il risultato è netto: più si ritarda l'intervento e più aumenta il rischio di malattia e di sviluppare problemi riproduttivi. L'analisi è stata pubblicata dalla rivista The Lancet.

CHE COSA E' IL CRIPTORCHIDISMO?

Il criptorchidismo è la mancata discesa di uno o di entrambi i testicoli nello scroto. Si tratta di un difetto che insorge durante la vita fetale. In questo periodo il testicolo discende dalla cavità addominale fino ad arrivare nella scroto, passando attraverso il canale inguinale, ma può fermarsi in un punto qualsiasi del tragitto di discesa. L'interruzione di questo percorso fisiologico porta perciò ad avere un testicolo collocato in una sede diversa da quella normale. Di tutti i maschi nati a termine si calcola che il 3% sia affetto da criptorchidismo monolaterale. Una percentuale che aumenta nei casi di neonati prematuri. In molti casi la discesa naturale avviene entro un mese dalla nascita.

NON SOLO INFERTILITA' Nel caso di mancata discesa occorre intervenire chirurgicamente al fine di evitare problemi di salute futuri. Il criptorchidismo infatti è un fattore di rischio sia per la salute rirpoduttiva sia per il tumore al testicolo. Quest'ultimo, pur essendo una neoplasia rara -circa 2500 casi all'anno in Italia-, è maggiormente diffuso proprio in chi ha sofferto di criptorchidismo. Partendo da questa associazione i ricercatori della University of Sydney hanno indagato i casi di tumore del testicolo e di infertilità in relazione ad una diagnosi di criptorchidismo e alle tempistiche di intervento di correzione. Come ampiamente previsto dalle analisi è emerso che tale difetto è associato ad un rischio doppio di tumore (2.4) e di problemi di fertilità (2.2) rispetto alla popolazione generale. Il dato più importante riguarda però le tempistiche di intervento: ogni mese di ritardo aumenta del 6% il rischio cancro e del 5% il rischio infertilità.

INTERVENIRE CHIRURGICAMENTE PRIMA DEI 18 MESI Lo studio dunque fornisce un'importante indicazione circa i tempi di intervento. Ad oggi le linee guida suggeriscono di intervenire non prima dei 18 mesi di età. Analizzando i dati australiani i ricercatori hanno però notato come in molti casi l'anno e mezzo di età viene purtroppo ampiamente superato. «Quando non si verifica la discesa fisiologica del testicolo entro i 6 mesi - spiega Thomas F. Kolon, urologo pediatrico presso il Children’s Hospital di Philadelphia - difficilmente ciò avverra dopo. Secondo quanto evidenziato dallo studio, passati sei mesi, occorre cominciare a pensare realmente alla possibilità di intervento».

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