NON E' MAI TROPPO TARDI PER INIZIARE A FARE SPORT
«Dopo una certa età è giusto rallentare l’attività fisica». In parte è vero, ma non deve costituire un alibi o limitare le persone della terza età, impedendo loro di praticare con soddisfazione il loro sport preferito, oppure semplicemente un’attività di ginnastica dolce indispensabile per mantenersi in forma anche con qualche primavera in più sulle spalle.
Il passare degli anni non deve essere sinonimo di sedentarietà. Se il fisico lo consente e in accordo con il proprio medico anche dopo i 65 anni è consigliato svolgere attività fisica adattandola ai cambiamenti del corpo. Uno dei problemi più comuni negli anziani è la fragilità ossea, dovuta al minor assorbimento di calcio tipico dell’età avanzata e a una perdita di massa dello scheletro. Lo sport può venire in soccorso anche in questi casi, in quanto l’esercizio fisico non solo migliora il tono muscolare ma è in grado anche di ridurre la perdita di densità ossea.
Questo è solo uno dei tanti incentivi che dovrebbero sostenere la volontà di chi, naturalmente, ha più tempo da dedicare a se stesso e alla propria salute. Anche l’apparato respiratorio e quello cardiovascolare possono trarre benefici da un’attività quale il nuoto, lo yoga, il tai chi, il nordic walking (camminata con i bastoni) se svolta con regolarità e almeno tre volte la settimana. Oltre alle attività aerobiche, sarebbe importante inserire nella routine quotidiana di un anziano anche degli esercizi di forza per mantenere l’allenamento dei muscoli, il controllo della postura e contrastare il fenomeno della sarcopenia (perdita della massa muscolare) che è condizione molto diffusa nella terza età e che riduce la qualità della vita. Infine non bisogna dimenticarsi dei piccoli esercizi e movimenti spontanei giornalieri per allenare il senso dell’equilibrio che s’indebolisce con il progredire dell’età.
Non c’è un’età in cui l’attività fisica smette di fare bene. Allenarsi quanto più a lungo possibile permette di contrastare i sintomi tipici dell’invecchiamento e aiuta a conservare l’autonomia. Il medico di fiducia è il punto di riferimento per individuare le tipologie di attività più consone dopo aver valutato attentamente l’anamnesi del paziente.
Fonte: Fondazione Veronesi