NATALE A TAVOLA: NESSUN DIVIETO MA OCCHIO ALLE PORZIONI
Ridurre le porzioni degli alimenti è un accorgimento utile - ma non può essere l’unico - per intervenire contro la diffusione dei chili in eccesso. Ne è sempre più convinta la comunità scientifica, che ha dimostrato come negli ultimi decenni sia aumentato il volume di piatti e bicchieri all’interno dei quali mettiamo ogni giorno alimenti e bevande. L’indicazione è attuale alle porte della vacanze natalizie, considerate un momento a rischio per chi fatica a gestire il proprio peso.
UN INVITO A RIDURRE LE PORZIONI
La sfida all’obesità si gioca su più piani. Uno riguarda la lotta alla sedentarietà, attraverso l’adozione di uno stile di vita in cui l’attività fisica torni a essere un componente fondamentale delle giornate. Ma un altro valido contributo, secondo gli esperti, può arrivare anche dalla riduzione delle portate. È questo il messaggio che emerge da una revisione di 61 pubblicazioni apparsa sulla Cochrane Library. Si tratta, secondo Theresa Marteau, direttore dell’unità di ricerca sul comportamento e la salute dell’uomo dell’Università di Cambridge e tra gli autori della metanalisi, «della prova più aggiornata che dimostra come il consumo di alimenti attraverso piatti e bicchieri più grandi porti a mangiare di più». In effetti gli scienziati hanno dimostrato che la riduzione delle porzioni - in casa, nei prodotti in vendita al supermercato e dei pasti nei ristoranti - può contribuire a ridurre sovrappeso e obesità. Con un “taglio” alle portate, si può defalcare l’introito energetico quotidiano anche di trecento chilocalorie. Una quota che, in peso, può tradursi nella perdita di un chilo al mese. Mica roba da poco, se si pensa che in Italia tre adulti su dieci sono in sovrappeso e vivono i bambini più grassi d’Europa. E che le porzioni dei prodotti industriali, come dimostrato dalla British Heart Foundation relativamente ad alimenti disponibili in Gran Bretagna, sono aumentate sensibilmente, tra il 1993 e il 2013.
INUTILE METTERSI A DIETA DURANTE LE VACANZE
Si tratta di una considerazione da tenere presente ogni qualvolta ci si siede a tavola: sia a pranzo sia a cena. In tal senso utile è la consultazione dei Livelli di Assunzione Raccomandata di Nutrienti (Larn) per la popolazione italiana, consultabili sul sito della Società Italiana di Nutrizione Umana. Indicazioni per tutti i giorni, ma che non devono rappresentare un dogma anche il giorno di Natale. «Il problema non è mai rappresentato da ciò che si mangia nella singola occasione, per cui è inutile sacrificarsi durante la cena del 24 o il pranzo del 25 dicembre - afferma Lorenzo Maria Donini, docente di scienze dell’alimentazione all’Università Sapienza di Roma -. Ciò su cui si può intervenire, invece, sono tutte le giornate comprese tra il Natale e il sei gennaio. Con la scusa degli avanzi e delle rimpatriate tra amici si tende a esagerare anche in occasioni non festive». Inutile, nelle date segnate in rosso sul calendario, rinunciare a un antipasto o proclamare “crociate” contro gli alimenti per cui si professa sempre prudenza: salumi, formaggi, dolci e alcol. «Si possono mangiare assecondando le diverse tradizioni regionali. Meglio preferire un panettone tradizionale a quelli troppo variegati». I sacrifici estremi si sono sempre rivelati inefficaci, col rischio di innescare l’effetto opposto: quello delle abbuffate compensatorie. «Meglio essere costanti e regalarsi qualche eccezione, purché non troppo frequente». Per ridurre l’effetto degli eccessi a tavola, durante le vacanze ci si può concedere qualche ora per fare attività fisica, di intensità proporzionata a quella che si svolge durante il resto dell’anno. Ce lo dice la scienza: basta percorrere diecimila passi al giorno per garantirsi un effetto protettivo dell’apparato cardiovascolare.
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