EDUCAZIONE EMOZIONALE E INTELLIGENZA EMOTIVA
Gli ingredienti per crescere bambini empatici
Comprendere e accogliere le emozioni aiuta i bambini (e i genitori) a crescere bene e ad acquisire l’empatia. I genitori possono diventare “allenatori emotivi” dei propri figli mettendo in campo alcune strategie pedagogiche che vanno dall’ascolto attivo al buon esempio. «La capacità di accogliere le manifestazioni emotive dei figli in modo empatico ed efficace, di diventare cioè bravi “allenatori emotivi”, non viene naturale a tutti i genitori per il solo fatto di amare i propri figli». Dalle parole dello psicologo John Gottman nel libro Intelligenza emotiva per un figlio emerge una grande verità: amare i propri figli più di ogni altra cosa al mondo non sempre vuole dire saperne anche comprendere le emozioni. Né, ovviamente, saperli educare a riconoscere e accogliere il proprio stato d’animo e quello degli altri.
Come diventare allenatori emotivi e crescere bambini empatici
Niente paura però, perché buoni allenatori emotivi - in grado di crescere bambini empatici - si può anche diventare. Se è vero che le emozioni base - felicità, tristezza, sorpresa, paura, rabbia e disgusto – sono innate, è anche vero che l’intelligenza emotiva si acquisisce con la pratica. Bambine e bambini, infatti, cominciano a costruire la propria competenza emotiva sin dai primi istanti di vita e, quanto più saranno capaci di comprendere e gestire le proprie emozioni, nonché di accogliere quelle degli altri, tanto più saranno cognitivamente efficaci fino a diventare, un giorno, adulti consapevoli, sicuri di sé e, ovviamente, empatici. Ecco perché è importante che i genitori siano dei bravi allenatori emotivi.
Le basi dell’allenamento emotivo sono: - essere consapevoli delle emozioni del bambino; - riconoscere nell’emozione un’opportunità di intimità e di insegnamento; - ascoltare con empatia e condividere i sentimenti del bambino; - insegnare al bambino le parole necessarie a definire le emozioni che prova; - porre dei limiti, aiutando il bambino a risolvere il problema.
Gli ingredienti dell’allenamento emotivo: ascolto attivo e buon esempio
Ma come bisogna agire, in pratica? Ecco un esempio semplice, ma efficace.
Di fronte a un momento di rabbia del proprio figlio nei confronti di un amichetto per un litigio o uno screzio, la parola d’ordine è “mai minimizzare”. È importante, infatti, porsi in ascolto attivo, comprendere l’emozione che il bambino sta provando e aiutarlo a verbalizzarla per poter anche comprendere come gestire al meglio lo stato d’animo rispetto all’accaduto.
Può essere d’aiuto fare qualche esempio o raccontare un’esperienza simile vissuta proprio dal genitore. Questo farà sentire al bambino l’accoglienza del proprio stato d’animo e gli renderà palese che quello che sta provando è assolutamente normale. Da questo punto di condivisione si può quindi avviare il ragionamento sulla gestione dell’emozione e sul suo controllo. Certo, detta così sembra quasi che ogni genitore debba essere dotato di una sorta di Abc dell’educazione emozionale.
In realtà, quello che è davvero importante è saper dare il buon esempio e mettersi sempre in ascolto agendo poi con autorevolezza e dolcezza.
Secondo lo psicologo Daniel Goleman, infatti, i cardini su cui agire per sviluppare (e, quindi, aiutare a sviluppare) l’intelligenza emotiva sono: - autoconsapevolezza: ovvero la capacità di riconoscere e differenziare le proprie emozioni e le loro manifestazioni; - autocontrollo: la capacità di dominare l’emozione senza reprimerla. Questa capacità consente di mettere da parte pensieri illogici e di recuperare velocemente il benessere psichico turbato dall’insorgere dell’emozione; - empatia: è la capacità di percepire lo stato d’animo e i sentimenti di un’altra persona, realizzando una sintonia emotiva nei suoi confronti che permette di condividere senza essere sopraffatti. Si sviluppa soprattutto attraverso l’ascolto attivo.
Giochi utili per educare alle emozioni
Oltre a dare il buon esempio e all’ascolto attivo, è possibile “giocare all’empatia” in modo da stimolare la verbalizzazione delle emozioni, il confronto e la condivisione. Ecco, quindi, una serie di giochi per tutta la famiglia che possono essere utili a questo scopo.
Il cubo delle emozioni
Create un cubo, di qualunque dimensione, con del semplice cartoncino, e disegnate le sei sagome rappresentative delle emozioni base (felicità, tristezza, sorpresa, paura, rabbia e disgusto) su ognuno dei sei lati. A turno, in casa, insieme ai bambini, lanciate il cubo e a seconda dell’emoticon che verrà fuori, date un nome all’emozione e raccontate quando è stata l’ultima volta che vi siete sentiti in un determinato modo, spiegando nel dettaglio quel sentimento e come l’avete gestito.
Il diario delle emozioni
Riscrivere quello che è accaduto durante la giornata può essere un modo per elaborare le emozioni e i sentimenti provati. Per i bambini troppo piccoli può essere complicato o noioso tenere un vero e proprio diario, ma potete proporre un esercizio alternativo che presupponga l’uso dei disegni. Aiutate i bambini a creare il loro quaderno, con delle griglie in cui possano inserire la situazione vissuta, l’emozione provata e la reazione che ne è scaturita. Il cartellone delle emozioni Da vecchie riviste e giornali, meglio se con qualche vignetta, ritagliate insieme ai vostri figli delle facce che possano esprimere determinate emozioni (in alternativa, potete anche disegnarle) e incollatele su un cartellone. Trovate poi un momento in cui, leggendo una fiaba, un libro o chiacchierando insieme della giornata trascorsa, possiate rintracciare sul cartellone gli stati d’animo provati dal protagonista della storia o dal bambino rispetto a un’esperienza vissuta. Potete anche trasformare il cartellone delle emozioni in un’attività in divenire su cui aggiungere, nel tempo, anche emozioni più complesse, sempre nell’ottica di allenare il bambino a riconoscere, catalogare e gestire gli stati d’animo che affronterà crescendo.
Articolo redatto da Primigi in collaborazione con DeAgostini
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